Non c’è pace per il settore lattiero caseario in Puglia. A poche settimane dalla sottoscrizione del protocollo d’intesa per la stabilità, la sostenibilità e la valorizzazione della filiera, gli allevatori tornano a fare sentire la loro voce. Secondo diverse organizzazioni di categoria, sono state disattese infatti le aspettative legate all’accordo, da taluni definito, storico.
A sottoscrivere il documento, approvato in Giunta regionale lo scorso 30 settembre 2021, la Regione Puglia e le associazioni di categoria degli allevatori e dei trasformatori pugliesi. Un accordo nato per garantire la stabilità del comparto regionale, oltre alla realizzazione di misure e interventi per il miglioramento dello stesso, da attuare attraverso un’azione sinergica degli attori coinvolti. Tra i firmatari dell’accordo sottoscritto nel Dipartimento Agricoltura della Regione Puglia, l’UCI Puglia. “Di fatto oggi è stato disatteso, rispetto ai costi di produzione che eravamo andati a definire – dichiara Vito Laterza, coordinatore UCI Puglia – oggi ci troviamo a fronteggiare alcuni trasformatori che hanno mandato per posta o per WhatsApp, per messaggio, un prezzo che è circa 2 centesimi di aumento rispetto a quello di prima. Non erano questi gli accordi, gli accordi erano che i costi delle produzioni determinati da ISMEA erano 0,44 centesimi e quindi non ci siamo sicuramente con le aspettative rese. A questo punto cosa succede? Succede che gli agricoltori non sanno più cosa fare, non sanno cosa fare perché non riescono più a sostenere i costi di produzione, sono aziende in via di fallimento, perché se le materie prime continuano ad aumentare non ce la fanno più, ecco”.
Una situazione ritenuta insostenibile dagli attori della filiera che garantiscono la produzione di latte fresco pugliese. “Adesso in termini economici io vedo che ho fatto degli investimenti e sto vedendo che avrò problemi a breve per pagare questi investimenti che ho fatto – ci dice Vito Tinelli, consigliere Op Parco Murgia Latte – Ho acquistato terreni attrezzature per poter andare avanti, anche perché ho un figlio che ha intenzione di seguire questa strada ma io non so se saremo capaci di continuare in questa direzione”.
Malcontento generale quello espresso dai rappresentanti degli allevatori, che ipotizzano azioni per la risoluzione del problema
A essere annunciata anche una possibile mobilitazione che prevede lo stop del latte alla stalla.
“Questa non è solo una mobilitazione, nel momento in cui non riusciamo a sostenere i costi di produzione quelle rivendicazioni sindacali -prosegue Luca Lazzaro – diventano delle esigenze degli imprenditori ovvero chiudere le stalle perché non possono andare a continuare a sopportare un qualcosa di questo tipo”.
A suo avviso che cosa ha portato i trasformatori a non rispettare l’accordo sottoscritto in Regione?
“Sicuramente i costi di produzione del latte in Puglia sono molto alti, sono molto più alti rispetto a quelli di altre regioni perché le condizioni pedoclimatiche che abbiamo sono completamente diverse rispetto ad altre aree. Le imprese di trasformazione non arrivano a remunerare in maniera equa quello che è il costo di produzione del nostro latte proprio perché arriva latte da altre regioni e quindi a questi trasformatori non conviene riuscire a commercializzare quello che è il nostro prodotto, quello che è il nostro latte. Però dobbiamo dire che questi trasformatori utilizzano il brand Puglia e il brand Puglia lo abbiamo costruito con il sacrificio degli agricoltori e degli allevatori, per cui – conclude Lazzaro – questo deve essere valorizzato e dobbiamo fare in modo che tutti abbiano beneficio da questo”.
Il protocollo dunque scricchiola, con interventi e prese di posizione controverse che devono fare i contri anche con la posizione assunta da Confindustria Puglia che chiama in causa anche la grande distribuzione e con l’accordo nazionale per la salvaguardia degli allevamenti italiani, sottoscritto presso il Ministero delle Politiche Agricole, alimentari e forestali.