Per tutto il 2021 si è discusso a lungo sulla nuova PAC e sulla possibilità che nella programmazione 2023-2027 venissero o meno garantite le stesse risorse della precedente. I timori espressi nei mesi scorse talvolta con forti levate di scudi dal mondo agricolo pugliese, hanno riguardato tanti aspetti compresi quelli dei tagli alle risorse e della redistribuzione degli aiuti. Dell’esito finale di questo negoziato particolarmente difficile abbiamo fatto il punto con l’onorevole Paolo De Castro, coordinatore dei Socialisti Democratici alla Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, al quale abbiamo rivolto anche alcuni quesiti in merito al Nutri-score e alle pratiche commerciali sleali.
Un negoziato particolarmente difficile che ha visto però l’Italia fare gioco di squadra, fronte comune. Quali le principali novità della nuova PAC?
“È una riforma, come ricorda giustamente, molto difficile, molto lunga, ci sono stati tre anni di negoziati. La proposta iniziale l’ex Commissario Phil Hogan, la depositò in Parlamento e Consiglio addirittura nel 2018, quindi tantissimo tempo fa e anche con condizioni completamente diverse. Quindi lo sforzo che abbiamo dovuto fare come Parlamento e come gruppo di negoziatori è stato proprio quello di aggiornare questa proposta alle novità in particolare alle novità del Green Deal, quello che è la cifra della Commissione di Ursula von der Leyen. Alla fine, però, è un negoziato che ha portato a una Pac che garantisce risorse, risorse importanti. Ricordiamo che la programmazione attuale 2021-2027 avrà più o meno le stesse risorse che l’Agricoltura Europea ha goduto dal 2014 al 2019. Parliamo di 387 miliardi di euro in sette anni. Una cifra veramente imponente seconda solo alla Next Generation EU. Noi riteniamo che il risultato finale sia un risultato equilibrato, a partire dal versante ambientale, tante le novità, un rafforzamento degli ecoschemi quindi novità per dare agli agricoltori stimoli a mettere in atto pratiche ecocompatibili, mettere in atto pratiche che aumentino l’attenzione dei confronti dell’ambiente, che riducano l’uso dei fertilizzanti, che riducano l’uso della CO2. Insomma, uno sforzo ambientale importante. Parallelamente però non è stata trascurata la condizione economica, quindi tanti strumenti per rendere più forti, più competitive le nostre imprese, in primis gli strumenti per l’aggregazione, per i consorzi di tutela. E infine la novità di questa nuova Pac, questa terza dimensione, quella che noi chiamiamo la dimensione sociale. È stato introdotto questo principio di condizionalità sociale che lega gli aiuti della Pac al rispetto delle regole sul lavoro. Il che significa sicurezza sul lavoro, significa rispetto dei lavoratori, e così via. Quindi una Pac equilibrata nelle tre dimensioni che naturalmente lascia contenti e scontenti a seconda dei punti di vista. Noi riteniamo come Parlamento Europeo che sia un risultato complessivamente positivo, anche perché è stata votata poche settimane fa in Parlamento Europeo con una straordinaria maggioranza, più del 75% dei voti dell’emiciclo hanno detto sì a questa riforma.”
Da più parti sono state sollevate critiche rispetto alla programmazione 2014, alle risorse messe in campo nella vecchia programmazione. Le cose stanno veramente così?
“Le risorse come abbiamo detto sono più o meno le stesse. Per l’Italia 51 miliardi di euro in sette anni contro 53 miliardi di euro, quindi complessivamente all’Italia vanno le stesse risorse da parte dell’Europea che, se uniamo a cofinanziamento nazionale, danno praticamente lo stesso importo. Quello che cambia è la distribuzione di queste risorse perché l’Italia, a differenza di molti Paesi europei, non aveva ancora fatto la redistribuzione degli aiuti. Decisione del 2003, quindi parliamo di una decisione del disaccoppiamento che risale a quasi vent’anni fa. Tutti i Paesi europei l’avevano fatto, l’Italia no. L’Italia ha mantenuto un differenziale di aiuto molto alto tra i vari settori. L’olivicoltura della nostra Puglia riceve aiuti a ettaro molto alti, la zootecnia del nord Italia, la risicoltura del Piemonte e della Lombardia. Ecco, questi settori che hanno avuto per tanti anni aiuti molto elevati, sono quelli sui quali dobbiamo mettere la massima attenzione per evitare che questo effetto redistributivo, che però va fatto ripeto da vent’anni, quindi non è una novità di questa Pac – questo effetto redistributivo non comporti un calo di reddito particolare proprio per questi settori. È per questo che questo Piano Strategico Nazionale che ha predisposto il Ministro Patuanelli , il Ministero, coordinandolo con le varie regioni, fa in modo che ci sia una compensazione sia sugli ecoschemi, sia sugli aiuti accoppiati, sia sul così detto redistributivo per le piccole imprese.”
Dal regolamento delle Indicazioni Geografiche alle etichette nutrizionali: la difesa del comparto agroalimentare passa dalle scelte dell’Europa
Ci sono novità in termini legislativi per quanto concerne il settore agricolo a livello europeo?
“Le novità legislative che sappiamo arriveranno nella primavera di quest’anno, entro l’estate di quest’anno. Sono la nuova regolamentazione per l’indicazione geografica e il nuovo regolamento per la promozione dei prodotti agroalimentari. Due regolamenti importanti su cui stiamo aspettando le novità dalla Commissione e che ci auguriamo non stravolgano l’impianto attuale. Ricordiamo per le indicazioni geografiche che il nostro Paese è il primo Paese in Europa, con più di 17 miliardi di fatturato tra vino e food. Non possiamo certamente rischiare di stravolgere un impianto che funziona, noi vogliamo più tutele, rafforzare di più i consorzi, dare più strumenti a queste imprese e non certamente penalizzarle con delle ottiche che allontanano dall’impianto originale dell’indicazione geografica e avvicinandole più ai marchi diciamo depositati, ai trademarks, che sarebbe veramente un problema.”
Tra i temi più dibattuti negli ultimi tempi quello relativo al nutri-score, si tratta di un problema reale per le eccellenze italiane?
“Se fosse approvato a livello europeo obbligatorio certamente rappresenterebbe un problema, non solo per noi ma per tutti i Paesi mediterranei o i Paesi che si ispirano molto dal punto di vista produttivo proprio alla dieta mediterranea. E in effetti questo sistema di etichettatura nutrizionale a semaforo – rosso, verde, giallo, in funzione della quantità di grasso, zucchero, sale, contenuto negli alimenti – finirebbe per penalizzarci perché quasi tutte le eccellenze alimentari, i nostri prodotti che esportiamo sarebbero quasi tutti rossi. Pensiamo all’olio extravergine d’oliva, pensiamo ai formaggi, pensiamo ai prosciutti, sono tutti rossi. Al contrario i prodotti che hanno il colore verde sarebbero i prodotti iper-lavorati, pensiamo a tutti i prodotti light, dietetici, addirittura le patatine fritte perché vengono giudicate prima della frittura e quindi si trovano sul bancale della distribuzione con il semaforo verde. Ma credo che ormai tutti si stanno rendendo conto che questa idea francese, la Commissione non la farà propria – io mi auguro – e comunque quando arriverà alla proposta legislativa ci daremo da fare per eventualmente correggerla o addirittura bloccarla, ma registriamo un consenso molto largo che si va allargando di Paesi che come noi criticano questa idea francese del nutri-score.”
Pratiche commerciali sleali, è stata istituita l’autorità nazionale, che cosa significa questo per l’agricoltura?
“Moltissimo. Forse questa direttiva europea sulle pratiche commerciali sleali nel settore alimentare rappresenta una delle novità più rilevanti ed è destinata ad avere impatti mano mano che la applicheremo. E sono molto orgoglioso perché questa direttiva l’abbiamo fatta noi, proprio l’abbiamo voluta e costruita noi in Parlamento Europeo. L’Authority è l’ispettorato del controllo qualità e repressione frodi quindi un authority legata al Ministero dell’Agricoltura che proprio in queste settimane sta costruendo, sta applicando quel decreto legislativo che ha tradotto in Italia la direttiva europea contro le pratiche sleali. La novità rilevante è che tutte le imprese, tutti i fornitori, dagli agricoltori alle piccole imprese, alle aziende alimentari potranno denunciare sotto forma anonima proprio per evitare ritorsioni dalle strutture distributive, lì dove c’è una pratica sleale cioè un mancato rispetto dell’accordo commerciale. Tipico esempio la scontistica: quando noi vediamo nei supermercati 3×2, paghi due prendi tre, oppure bancali con decisioni di scontistiche con periodi festivi. Tutte queste cose devono essere concordate con i fornitori altrimenti è pratica sleale. Quindi un importantissima novità e adesso ci auguriamo che l’authority italiana che si costruirà proprio sull’esperienza spagnola e francese – Paesi che già avevano da anni strutture analoghe – possa effettivamente fornire una mano concreta al nostro sistema produttivo soprattutto come le piccole imprese che pagano di solito di più rispetto alle grandi di questa pressione della grande struttura commerciale che evidentemente per dimensione economica riesce a comprimere i prezzi, a comprimere i redditi di queste aziende che vivono evidentemente anche di questi importanti prodotti alimentari”.
Un’ultima domanda. Guardando oltre il 2027, ci sarà una nuova Pac?
“Questa è una bella domanda. Io lo dico sempre anche agli amici delle organizzazioni agricole: attenzione! Se la Pac non trova degli alleati solidi, beh la pressione dell’opinione pubblica è sempre più orientata verso l’aspetto ambientale o l’aspetto del benessere animale. Ecco, abbiamo a volte anche critiche esagerate, sbagliate, però questi finiscono per influenzare il lavoro del Parlamento, il lavoro delle autorità europee. Per cui noi abbiamo bisogno di avere più alleati. L’agricoltura sta facendo passi avanti ma la pressione dell’opinione pubblica è fortissima e se non riusciremo ad aumentare la legittimità presso l’opinione pubblica, a dire ‘sì noi vogliamo questa Pac perché non vogliamo solo aiutare il reddito degli agricoltori – che rimane l’obiettivo primario della Pac – ma vogliamo venire in contro anche a queste nuove esigenze, queste nuove sensibilità che l’opinione pubblica e i consumatori vogliono.”