Il deficit idrico registrato durante la fase post semina e le elevate temperature registrate hanno causato una diminuzione di circa il 16% delle rese di grano duro rispetto allo scorso anno. A certificalo, lo scorso mese di luglio, Ismea, a operazioni di raccolta quasi completamente terminate in tutta Italia. Un calo produttivo frutto da un lato della riduzione delle superfici destinate a frumento duro e dall’altro della contrazione delle rese per ettaro pari a 2,8 t/ha, il minimo degli ultimi 5 anni. Ad avere la peggio tra gli areali a maggiore vocazione, la Puglia, principale produttrice italiana di frumento duro, che ha registrato una riduzione delle rese pari al 25%.
L’aumento dei costi, gasolio in primis, spaventa i produttori: a rischio le semine della nuova campagna?
Una situazione complicata a causa dei problemi climatici a cui vanno a sommarsi quelli legati all’aumento dei costi di produzione e all’andamento del mercato. Se a fine giugno il listino settimanale della Camera di Commercio di Foggia il frumento duro biologico risultava pari a 575 euro per tonnellata e il fino a 562, nell’ultima settimana di settembre il prezzo scende di circa 70 euro per tonnellata. A breve inizierà la semina. “Non avere la certezza di portare degli utili a casa ci frena un pochettino – ci riferisce l’imprenditore agricolo Aldo Pepe – quindi è preferibile magari andare con i piedi di piombo e quindi fare le cose strettamente necessarie”