Carne, latte, pesce: a minacciare l’agroalimentare Made in Italy sarebbe il cosiddetto “cibo sintetico”. “Per cibo sintetico noi intendiamo da un punto di vista scientifico alimenti coltivati, a partire da cellule animali, quindi si parla di carne sintetica ma anche di pesce sintetico e poi sicuramente di tutti i prodotti di origine animale su base sintetica”. A fornirci la definizione di “cibo sintetico” è Elisabetta Bonerba, docente del Dipatimento di Medicina Veterinaria dell’Università degli studi di Bari “Aldo Moro”. “Sintetico vuol dire processato in laboratorio mentre coltivato sicuramente significa – continua Bonerba – prodotto a partire da cellule animali che vengono fatti proliferare all’interno di bioreattori.
Usando la parola sintesi si pensa alla chimica, è di questo che stiamo parlando?
“Assolutamente no, questo cibo che è stato definito sintetico, probabilmente in maniera fuorviante è un cibo coltivato, quindi è una produzione bioingegneristica, in cui sicuramente non vengono utilizzate sostanze chimiche se non dei supporti per far crescere gli alimenti e poi eventualmente nella trasformazione degli aromatizzanti, dei coloranti piuttosto che altri tipi di additivi, ma è una produzione per esempio che è scevra da antibiotici perché è una produzione che avviene in sterilità, per cui non devono essere aggiunti assolutamente antibiotici nemmeno nel processo produttivo ingegnerizzato e quindi ovviamente da questo punto di vista la chimica proprio non c’entra nulla”.
Dopo un primo pronunciamento positivo negli Stati Uniti per la commercializzazione di nuggets di pollo a base di carne coltivata, in mancanza di una specifica normativa europea, il governo italiano ha giocato d’anticipo approvando un disegno di legge recante disposizioni in materia di divieto di produzione e immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici. Obiettivo del provvedimento, assicurare il massimo livello di tutela della salute dei cittadini e preservare il patrimonio agroalimentare italiano, “quale insieme di prodotti di espressione del processo di evoluzione socioeconomica e culturale dell’Italia, di rilevanza strategica sul territorio per l’interesse nazionale”. Salate le multe, da 10mila a 60mila euro, fino anche al 10% dell’intero fatturato dell’azienda.
L’articolo 2 del DDL definisce cosa, ai fini della presente norma, si intenda per cibo sintetico indicando come tale gli alimenti o i mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati
Una levata di scudi che ha visto anche la Puglia in prima linea, con l’approvazione in Consiglio regionale di 2 mozioni contro il cibo sintetico. Sostenibilità ambientale, sicurezza alimentare, benessere animale e disponibilità di cibo, le principali ragioni sostenute da chi ritiene che la carne coltivata in laboratorio sia una valida alternativa. Gli stessi motivi messi in dubbio dagli scettici, che temono anche l’impatto economico sull’industria alimentare tradizionale. “È un cibo standardizzato che dovrà essere comunque studiato e approfondito ma anche additivato, aromatizzato e quindi reso più vicino a quelle che sono le nostre produzioni – continua Elisabetta Bonerba – ma sicuramente non si avvicinerà mai ai prodotti tipici, ai meravigliosi prodotti del made in Italy a cui siamo abituati come consumatori.
Secondo il report Nomisma per la 9ª conferenza economica di Cia- Agricoltori italiani, le aziende di riferimento a livello mondiale, tra laboratori e start up, sono passate da 13 a 117 dal 2016 al 2022 e la produzione globale di carne in vitro si prospetta al 2030 in aumento fino a 2,1 milioni di tonnellate. “Siamo ancora agli albori di quelle che sono le conoscenze scientifiche e quindi dobbiamo necessariamente indagare – conclude Bonerba – dobbiamo studiare questo cibo sintetico per poter dire al consumatore esattamente quali sono gli effetti a lungo termine.https://youtu.be/jVUsfiE4os0