Lo stop di 3 anni imposto dalla legge regionale pugliese per la pesca dei ricci di mare non fa dormire sonni tranquilli ai pescatori professionisti. Nuovo incontro con l’assessore regionale all’Agricoltura, Donato Pentassuglia, per provare a individuare soluzioni per la tutela del loro lavoro. “Noi per questi tre anni siamo a casa fermi privi del nostro lavoro – ha affermato ai nostri microfoni Matteo Calogiuri, tra i pescatori presenti all’incontro – Chiediamo un indennizzo, qualcosa che ci permetta comunque di sopravvivere per questi tre anni, ma anche di essere coinvolti in progetti con l’università. Ma per ora si tratta solo di semplici formalità”.
Il provvedimento approvato il 28 marzo scorso e pubblicato sul Bollettino ufficiale della Regione Puglia il 20 aprile, vieta nel mare territoriale della Puglia il prelievo, la raccolta, la detenzione, il trasporto, lo sbarco e la commercializzazione degli esemplari di riccio di mare e dei relativi prodotti derivati freschi. Una misura ritenuta necessaria per favorire il ripopolamento della specie, preservare la risorsa ittica e scongiurare il rischio di estinzione.
L’elevato consumo di ricci, tendenza enogastronomica diffusasi negli ultimi anni in Puglia, ha avuto inevitabili ripercussioni sulla specie ittica
Istituzioni, lavoratori ed enti di ricerca: la Regione scommette sulla collaborazione per la tutela della specie e per garantire un futuro ai pescatori.Ricerca e integrazione, dunque, le parole d’ordine per garantire un futuro al settore.
Presente all’incontro anche Gerardo Centoducati, professore associato presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”. “Nel mese di luglio terminerà il nostro progetto che prevede la realizzazione di un centro, finanziato dalla Regione Puglia, per la riproduzione del riccio e dell’ostrica piatta tarantina – ha affermato Gerardo Centoducati – Dall’unione dei gameti maschili e femminili otteniamo le larve di riccio che alleviamo per circa 30 giorni. Appena diventano bentoniche, ovvero sono pronte per fermarsi sul fondo e trovare riparo dai predatori, li immettiamo in mare”.