25 Ottobre 2024

Coldiretti, -60% di foraggio in Puglia, allevamenti a rischio

Dimezzata in Italia anche la produzione di mais a causa dei cambiamenti climatici e dei costi. La denuncia dell’organizzazione di categoria regionale: in 3 anni chiuse 300 stalle

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Più che dimezzata in Puglia la produzione di foraggio per alimentare gli animali nelle stalle, con il 60% dei raccolti persi a causa del maltempo di maggio e giugno. Un record negativo che va ad aggiungersi a quello nazionale sul mais, che in Italia si è ridotta della metà negli ultimi 20 anni. È la Coldiretti Puglia a lanciare l’allarme in occasione della Fiera agricola e Zootecnica di Montichiari (Brescia). Sotto accusa, non solo i cambiamenti climatici ma anche i costi di produzione, le importazioni dall’estero che espongono gli allevatori alle conseguenze delle tensioni internazionali come la guerra in Ucraina. Proprio la produzione di mais, base della dieta per gli allevamenti da latte e da carne, ne è un esempio: le superfici sono scese da 1,06 milioni di ettari nel 2000 a poco più di 500.000 ettari nel 2023 e la produzione di granella passata nello stesso periodo da 10,2 milioni di tonnellate a 5,2 milioni di tonnellate. Il rischio è l’ulteriore aumento del costo dei mangimi, schizzati già a causa del rialzo delle quotazioni delle principali materie prime.

© Foto: Puglia Verde

L’emergenza economica mette a rischio la zootecnia anche in Puglia, dove in 3 anni hanno già chiuso quasi 300 stalle

In pericolo c’è un patrimonio di formaggi unico al mondo, riferisce la Coldiretti regionale, ricordando che la Puglia vanta ben 4 formaggi DOP, la burrata di Andria IGP e 17 specialità riconosciute tradizionali dal MIPAAF. Senza dimenticare che la fattoria ha anche una rilevanza sociale, perché argina lo spopolamento di alcune zone, e ambientale, in quanto appresenta un decisivo presidio di un territorio dove la manutenzione è assicurata proprio dall’attività di allevamento. Per questo, secondo Coldiretti Puglia, va difesa con la funzione ambientale della zootecnia poiché senza allevamenti scompare il mais che è fissatore di carbonio in grado di “ripulire” l’aria ma anche in grado di contribuire alla produzione di energia rinnovabile nell’ambito dell’economia circolare.

Andrebbero, invece, in una direzione penalizzante per l’agricoltura e per l’autoapprovvigionamento, secondo Coldiretti, gli interventi della UE, dalle direttive sulle emissioni alla stessa Politica Agricola Comune. Soprattutto, con due guerre in corso, denuncia Coldiretti, pare anacronistico lasciare le terre a riposo nell’Unione Europea nel nome della sostenibilità per poi importare da aree dal Sudamerica all’Asia, aumentando l’inquinamento.  Di qui la necessità di incentivare l’innovazione, con nuove tecnologie di miglioramento genetico per recuperare le produzioni in termini non solo di sostenibilità ma anche in termini quantitativi. Fondamentali inoltre, aggiunge Coldiretti, sono i contratti di filiera, per aumentare il livello di aggregazione dell’offerta, caratterizzando e valorizzando il prodotto nazionale.

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