L’agitazione che travaglia il mondo produttivo agricolo pugliese, italiano ed europeo impone alcune riflessioni: esiste una grave “questione agricola” che pone problemi di ordine economico, politico, sociale, oltre che ambientale e culturale. Nella variegata molteplicità delle doglianze degli agricoltori di ogni territorio emerge con chiarezza un filo conduttore comune: la richiesta di rispetto per chi in agricoltura lavora, investe, rischia e ovviamente produce. Incolonnati lungo le strade di mezza Europa, i trattori sono divenuti il simbolo di questa protesta. Una protesta nella quale se da un lato è stato semplice identificare i destinatari delle contestazioni – in primis Unione Europea e Governi nazionali – dall’altro è stato più difficile individuare le richieste avanzate, anche perché le posizioni degli agricoltori sono numerose e frammentate.
A finire sul “banco degli imputati” sono stati soprattutto l’approccio europeo alla transizione ecologica e le possibili aperture alle importazioni dall’estero
E poi la debolezza degli agricoltori nella catena che va dal campo alla tavola, passando per i grossisti e la grande distribuzione. Senza scordare le contestazioni mosse alle decisioni di alcuni Paesi a proposito delle agevolazioni fiscali riconosciute agli operatori del settore. Ma al di là degli aspetti tecnici le questioni sollevate dagli agricoltori e le reazioni del mondo politico al riguardo, meritano di essere approfondite.
Lo ha fatto Wojciechowski, il Commissario europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale, che ha provato a dettare le nuove coordinate per il futuro del settore primario, annunciando importanti modifiche al Green Deal e indicando addirittura il sistema agricolo italiano come un modello, come un esempio cui ispirarsi. Tutto bello, peccato che a distanza di qualche ora la Commissione europea, attraverso il suo portavoce, si è dissociata dall’annuncio del Commissario all’agricoltura dichiarando che si trattava di opinioni personali dello stesso che non riflettono la posizione dell’esecutivo dell’Unione Europea, che presenterà presto un elenco di proposte per rispondere alle preoccupazioni degli agricoltori senza indebolire le ambizioni della Politica agricola comune in materia di cambiamenti climatici.
Insomma, una serie di segnali non rassicuranti, che potrebbero portare ad una possibile futura rimozione di Wojciechowski, che, da tempo, chiede uno stop alle importazioni dall’Ucraina, denunciando al contempo gli eccessivi oneri del Green Deal per gli agricoltori e di fatto sconfessando anni di lavoro della Commissione europea di cui fa parte.
Una opposizione, quella del Commissario, che non ha impedito alla Commissione Europea di proporre la proroga, per un ulteriore anno, della sospensione dei dazi all’importazione e dei contingenti sulle esportazioni ucraine verso l’Unione Europea
Una decisione – lodevole negli intenti – che comporterà inevitabilmente un aumento delle importazioni agricole nei Paesi dell’Unione Europea e una destabilizzazione dei loro mercati interni se non verranno previsti dei meccanismi di salvaguardia rafforzati a tutela degli agricoltori.
Una decisione che oltre a non rendere felici gli agricoltori di Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia, che da tempo hanno alzato gli scudi, crea forte preoccupazione anche in Italia e in Puglia dove alto è il timore soprattutto per il futuro del settore cerealicolo, devastato dal crollo delle quotazioni del frumento, da importazioni selvagge e senza controlli – provenienti oltre che dall’Ucraina anche da Turchia e Russia – e da semine ai minimi storici.
Le elezioni europee si avvicinano, vedremo da quale parte penderà il compromesso. Nel frattempo, il tutti contro tutti continua…