Continua l’azione di prevenzione per provare a bloccare l’avanzata della Xylella Fastidiosa in Puglia, la fitopatia che ha causato la distruzione di parte del patrimonio olivicolo regionale. Un’azione capillare basata sulla sorveglianza del territorio, che ha permesso nei mesi scorsi di individuare un nuovo focolaio di Xylella sottospecie multiplex ST26 nell’agro di Santeramo in Colle (Bari). Un monitoraggio continuo mirato a delimitare l’ampiezza del focolaio, che ha portato all’emanazione del provvedimento di eradicazione di 266 piante infette. Si tratta nella fattispecie di 258 mandorli, 6 ciliegi e 2 susini. “Stiamo trovando questa sottospecie su vecchie varietà di mandorlo quindi questo lascerebbe pensare che la presenza di questa sottospecie sia abbastanza datata in Puglia. È una sottospecie che causa dei danni molto lievi alle piante, in particolare di mandorlo – ha affermato ai microfoni di Puglia Verde Salvatore Infantino, dirigente dell’Osservatorio Fitosanitario della Regione Puglia – In realtà attaccherebbe anche l’olivo ma su tutti i campioni che abbiamo prelevato di olivo non abbiamo mai trovato un campione positivo. E questa è una buona notizia che avvalora la scelta dell’Osservatorio di non estirpare le piante di olivo”.
Xylella Fastidiosa sottospecie Pauca, obiettivo è ridurre la velocità di diffusione della malattia
Se in Puglia sembrerebbero non esserci le condizioni per la sottospecie multiplex di attaccare l’olivo, stessa cosa non può dirsi della variante più nota, la Xylella Fastidiosa subspecie Pauca, la cui avanzata continua come dimostrato dal focolaio rilevato alle porte di Bari, con l’individuazione di 3 mandorli e 4 olivi infetti. Un’avanzata, però, che viaggia a una velocità significativamente inferiore rispetto a quella che si è registrata nei primi anni dalla scoperta dell’infezione, come sottolineato anche da Infantino. Dalla lotta all’insetto vettore alla diffusione delle varietà resistenti, sono diversi i fattori che hanno contribuito al rallentamento dell’avanzamento della fitopatia. “Non ultimo il fatto che man mano che la malattia sale verso nord trova delle condizioni di temperatura non paragonabili a quelle del Salento dove ci sono le condizioni ottimali per la moltiplicazione. Inoltre, andando verso nord, vi è una cura diversa dei terreni e questo aiuta molto, ma ci sono anche delle condizioni ambientali meno favorevoli allo sviluppo del batterio – continua Infantino. Fattori che hanno contribuito a ridurre la velocità di diffusione della malattia, dunque, in una regione, la Puglia, in cui si sta imparando a convivere con la stessa. “Non c’è la possibilità di risolvere questo problema finché la scienza non avrà prodotto un’innovazione, un fitofarmaco, una soluzione che consenta di rimuovere dalle piante questo batterio”, sottolinea il dirigente dell’Osservatorio fitosanitario regionale.
Xylella Fastidiosa Fastidiosa, eradicare l’organismo nocivo
Grande preoccupazione aveva sollevato nei mesi scorsi l’individuazione di un altro ceppo di Xylella Fastidiosa, la subspecie Fastidiosa ST1 nel territorio di Triggiano (Bari), potenzialmente associata a una grave patologia della vite. “In quel caso abbiamo completato l’attività che tecnicamente si chiama di delimiting, cioè l’attività finalizzata a comprendere la reale ampiezza di un focolaio e pare che il problema sia abbastanza localizzato. Dalla proiezione dei positivi che abbiamo trovato, considerando anche i 50 metri, siamo su una superficie di viti da abbattere di circa 30 ettari. Ecco in quel caso l’obiettivo, coerentemente con il Regolamento dell’Unione europea, è quello di provare a eradicare l’organismo nocivo e quindi dobbiamo abbattere purtroppo queste piante – prosegue Salvatore Infantino – Abbiamo predisposto anche un meccanismo di indennizzo per gli agricoltori coinvolti con la finalità nel giro di un anno e mezzo, di due anni, svolgendo l’attività di sorveglianza e, se saremo fortunati – nel senso che se effettivamente il problema è come appare localizzato – potremo dichiarare indenne questa area”.
Un risultato molto importante da conseguire nel minor tempo possibile, alla luce delle diverse conseguenze legate alla presenza del batterio sul territorio. “Per esempio una delle conseguenze della presenza di Fastidiosa Fastidiosa è che i vivaisti non possono movimentare le specie suscettibili alla stessa. Inoltre nell’area delimitata non è possibile reimpiantare la vite per cui questo è un limite per un territorio dove la vite è una coltura importante, dove c’è bisogno di un ricambio varietale importante e anche abbastanza rapido nel tempo, perché le varietà come è noto di vite da tavola sono in pochi anni diventano obsolete”.
Intanto prosegue il lavoro utile a stimare la datazione dell’introduzione della subspecie Fastidiosa in Puglia avviato subito dopo l’individuazione. “Dai dati del monitoraggio, come dicevo, il quadro epidemiologico ci porta a ritenere che Fastidiosa Fastidiosa sia di recente introduzione e, se sarà confermato dall’Università di Berkeley, sarà un ulteriore elemento importante che ci spingerà con decisione ad affrontare e a realizzare l’eradicazione, per provare appunto a eliminare questo problema e a dichiarare poi nel giro di un anno e mezzo, di due anni indenne quell’area”.