25 Ottobre 2024

Bovini da latte, la sofferenza delle stalle pugliesi

Sempre più in difficoltà la zootecnia pugliese da latte. Il caro prezzi mette a rischio le stalle già in difficoltà prima del conflitto russo-ucraino

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Tra i settori maggiormente colpiti dall’impennata dei costi che sta mettendo in ginocchio il comparto agricolo, quello zootecnico e in particolare quello dei bovini da latte. A fornire una fotografia delle conseguenze sulle aziende del comparto il terzo report del CREA Politiche e bioeconomia. Da quanto emerso dalle analisi dell’istituto nel primo trimestre del 2022 rispetto allo stesso periodo del 2020, si è registrato un aumento dei costi di produzione del 111%. L’impatto medio aziendale nazionale stimato per gli allevamenti da latte è di 90.129 euro a causa dell’eccezionale rincaro delle spese per l’energia elettrica e per l’acquisto di mangimi e carburanti.

“È emerso un importantissimo incremento dei costi in generale, più che raddoppiato e stiamo parlando dei costi semplicemente legati alle materie prime che hanno una grande fonte energetica”, ha commentato ai microfoni di Puglia Verde Pierpaolo Pallara, ricercatore CREA Politica e Bioeconomia. “L’energia elettrica è aumentata in media del 1.100% ed è passata da un’incidenza sui costi di produzione di appena il 5% al 24%. I fertilizzanti sono aumentati di due volte e mezzo, servono per produrre i foraggi con cui si alimentano le vacche da latte. Un po’ meno il gasolio e un po’ meno anche altre cose, ma in media una di queste aziende rilevate in tutta Italia, quindi una media aziendale, ha incrementato i costi di produzione di 90 mila euro mentre in media le aziende agricole – che pure hanno avuto aumenti – lo hanno avuto questo aumento per meno di 28 mila euro.”

© Foto: Puglia Verde

Un’analisi di variazioni dei costi su scala territoriale stima per il meridione un aumento del 129%

Una situazione preoccupante perché secondo il CREA potrebbe vedere un’azienda su quattro non riuscire a fare fronte ai pagamenti immediati e a coprire i costi correnti con il reale rischio di chiusura. “È un rischio che effettivamente si corre perché un buon numero di aziende rischia di avere problemi di liquidità, di incassare meno di quanto spende”, continua Pierpaolo Pallara. “Un dato fondamentale, importante che un litro di latte alla stalla in media viene pagato 47 centesimi e il costo che sostiene l’agricoltore per realizzarlo 61 centesimi soprattutto nei nostri luoghi. Significa che per ogni litro di latte c’è una perdita di 14 centesimi. A lungo periodo ovviamente è una situazione non sostenibile.”

Chiudere, a volte, sembra l’unica possibilità. Una scelta difficile già intrapresa da diverse aziende in Puglia. “Nell’ultimo anno più di cento, nell’anno 2021 sono state 80, quindi siamo intorno a 180 stalle chiuse”, commenta Vito Laterza, coordinatore UCI Puglia. “Un dato preoccupante se si considera anche che il cambio generazionale è quasi zero. Non a caso con l’ultimo Primo insediamento, la misura 6.1 che ha bandito l’assessorato [all’Agricoltura della Regione Puglia n.d.r.] con cui si sono insediati circa 900 giovani, sono pochissimi i giovani del settore zootecnico.”

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