25 Ottobre 2024

Stop alla pesca per un mese nella riserva di Torre Guaceto

I pescatori dell’area protetta aderiscono all’iniziativa della Regione Puglia. Previsti ristori economici per chi si ferma

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Hanno consegnato la propria licenza i pescatori che operano nell’area protetta, aderendo al fermo pesca per tutelare la fauna ittica. Per un mese, infatti, non svolgeranno alcuna attività dentro e fuori Torre Guaceto, appoggiando l’adesione dell’ente gestore all’iniziativa lanciata dalla Regione Puglia che, con una call aperta a tutte le Aree Marine Protette pugliesi, riconoscerà ristori economici ai pescatori che si fermeranno. Dal primo al 30 novembre sarà bloccata anche la pratica ricreativa dentro la riserva e oltre i suoi confini.

© Foto: Puglia Verde

Al fermo si atterranno i pescatori artigianali di Brindisi e Carovigno ossia i territori di pertinenza dell’area protetta

A Torre Guaceto, infatti, possono operare solo nell’area più esterna della riserva, la zona C, i soli pescatori dei comuni competenti territorialmente, Brindisi e Carovigno, appunto, una volta a settimana previa autorizzazione dell’ente, e con reti da posta a maglia larga, per non catturare i pesci giovani. Un modello di pesca sostenibile – si legge in una nota dell’ente gestore – che ha funzionato per quasi 20 anni.

A sollecitare maggiore protezione e tutela per gli agricoltori è anche la Cia, che sottolinea le ottime prospettive attese per l’annata olivicola, dal punto di vista qualitativo. Ma, proprio nel momento in cui si cerca di rilanciare un settore vitale, strategico e fondamentale anche per il turismo, con interessanti sviluppi e segnali di crescita per il turismo dell’olio, – fa sapere la Cia in una nota – i tentacoli della criminalità rischiano di vanificare lo sforzo prodotto da centinaia di olivicoltori.

È arrivato il momento che lo Stato faccia sentire la propria presenza”, sottolinea Gennaro Sicolo, presidente regionale e vicepresidente nazionale di CIA Agricoltori Italiani, che ricorda le proposte elaborate dalla Cia Puglia, tra cui l’istituzione “di una polizia rurale regionale che abbia competenze, ambiti e prerogative di intervento specifiche per contrastare più efficacemente l’azione della criminalità organizzata nelle campagne”. Ma, alla luce della recrudescenza dei fenomeni, la Cia torna a chiedere di utilizzare anche l’esercito per presidiare il territorio.

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