25 Ottobre 2024

Olio di oliva, produzione quasi dimezzata in Puglia

Con un calo previsto del 32% a livello nazionale, l’Italia dovrebbe retrocedere dal secondo al quinto posto nel ranking mondiale dei principali Paesi produttori

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Con la Puglia, regione olivicola più importante d’Italia, che sfiora il dimezzamento dei volumi rispetto allo scorso anno, sarà un’annata da dimenticare per la produzione di olio di oliva in Italia. È quanto emerge dalle prime stime produttive di ISMEA. A gravare sul comparto i problemi legati alla siccità che vanno ad aggiungersi alla naturale alternanza di produzione. In Puglia, si legge nel report, la fioritura e l’allegagione si sono mostrate abbastanza ridotte. Le poche piogge estive e le alte temperature hanno causato stress idrico alle piante; le recenti piogge di settembre hanno dato sollievo, sebbene le mutate condizioni climatiche abbiano generato l’allerta mosca. Situazione analoga in Calabria e Sicilia anche se le perdite al momento sembrano più contenute rispetto a quelle della Puglia. 

© Foto: Puglia Verde

Le 224 mila tonnellate stimate collocano l’Italia al quinto posto nel ranking mondiale

Pur essendo ancora le prime stime, passibili quindi di aggiornamento e affinamento man mano che saranno disponibili informazioni sulle frangiture e quindi sulle rese, se confermate, vedrebbero l’Italia passare dal secondo della scorsa campagna, al quinto (-32% rispetto allo scorso anno) dopo Spagna, Turchia, Tunisia e Grecia. Il Belpaese, dunque, è in controtendenza rispetto allo stimato aumento dei volumi a livello mondiale, pari a 3,1 milioni di tonnellate. L’incremento record registrato nel Centro (+70% rispetto al 2023) e Nord Italia (+75) non è sufficiente a compensare la perdita nelle regioni del Sud (-41%). Come sottolineato nel report, la presenza di attacchi della mosca olearia potrebbe incidere sulla qualità del prodotto. L’abbassamento delle temperature e la presenza di umidità elevata costituiscono un campanello di allarme che i produttori non possono sottovalutare.

© Foto: Puglia Verde

Guardando all’andamento dei prezzi, sia in Italia che in Spagna i prezzi medi dell’extravergine di oliva, nei primi nove mesi dell’anno sono cresciuti di oltre il 30% rispetto allo stesso periodo del 2023. I primi ribassi si sono registrati alla fine dell’estate, a seguito delle stime ottimistiche sulla produzione spagnola. Come si legge nel report, analizzando la dinamica delle quotazioni degli ultimi mesi, si evidenzia che già a metà luglio, quando le scorte hanno cominciato ad assottigliarsi, i prezzi erano ancora sui 9,50 euro al chilo nel Barese, solo poco al di sotto dei 9,68 in media di inizio anno, mentre nel Foggiano c’è stata una flessione più evidente con i listini passati da 9,5 a 9,05 euro al chilo. Ad agosto i listini sono scesi ancora fino ad arrivare sotto i nove euro nel Foggiano, mentre nel Barese sono restati poco sopra questo limite; situazione analoga in Calabria.

Per quanto riguarda il commercio estero, gli effetti degli alti listini internazionali sono facilmente riscontrabili anche nelle informazioni sul commercio estero dell’Italia. Nei primi sei mesi del 2024, infatti, l’export italiano è cresciuto del 7% in volume a fronte di un +63 in valore che ha superato 1,6 miliardi di euro. Di contro, le importazioni in quantità sono scese del 16% con una spesa, arrivata a quasi a 1,7 miliardi di euro, in aumento del 33%.

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