25 Ottobre 2024

Uva da tavola, in Puglia le apirene superano le uve tradizionali

In calo la produzione ma ottima la qualità, anche in Sicilia. Secondo le stime, l’aumento del prezzo all’export dovrebbe compensare la flessione dei volumi spediti

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Il calo delle superfici in produzione nelle principali aree (Bari, Barletta, Andria, Trani e Catania) unitamente alle conseguenze per la prolungata siccità fanno registrare in Italia un calo in termini di volumi dell’uva da tavola rispetto al 2023. Dal punto di vista qualitativo, le uve presentano una colorazione e un contenuto in zuccheri ottimale. È quanto emerge dall’ultimo report di Ismea, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, relativo alle tendenze e alle dinamiche recenti del frutto simbolo di Puglia.

© Foto: Puglia Verde

La maggior parte delle superfici investite a uve da tavola a livello nazionale, circa 47.700 ettari, si concentrano in Puglia e in Sicilia

Con la sostituzione dei vecchi vigneti di varietà tradizionali con impianti per lo più di varietà apirene, è leggermente cambiata anche la ripartizione provinciale della produzione. Registrata infatti una flessione degli investimenti nelle province di Bari, BAT e Catania, in salita il potenziale produttivo di Taranto e Agrigento. Nel complesso, tra il 2021 e il 2024 il saldo delle aree vitate è comunque positivo, con un incremento di circa 100 ettari. Nello stesso periodo l’incremento delle superfici in produzione, si legge nel report, risulta ancora maggiore, circa 400 ettari, a testimonianza del fatto che il fenomeno di sostituzione dei vecchi impianti è in fase di rallentamento e nel 2024 il 99,5% della superficie vitata è in produzione.

© Foto: Puglia Verde

In Puglia la campagna 2024 sarà ricordata per il superamento dell’offerta di uve senza semi rispetto a quelle con i semi

Gli scarsi risultati economici conseguiti nelle ultime campagne hanno spinto molti agricoltori, infatti, a espiantare le varietà tradizionali di uve con semi (Vittoria, Palieri, Italia, Red Globe), reimpiantando nuove varietà, in particolare quelle senza semi. Una scelta che ha portato alla riduzione degli ettari in produzione, uno degli elementi a cui imputare il calo registrato anche nel 2024 in termini di offerta. I problemi fitosanitari registrati lo scorso anno, unitamente ai problemi climatici che hanno caratterizzato gli scorsi mesi, come la prolungata assenza di precipitazioni meteoriche, hanno gravato sulla produzione in termini quantitativi.

© Foto: Puglia Verde

La filiera italiana delle uve da tavola si basa su una disponibilità di prodotto di circa 800mila tonnellate, il 95% della produzione si concentra in Puglia e Sicilia

Il 38% dell’intera disponibilità viene assorbito dal consumo interno, mentre il 45% circa è destinato alle esportazioni. La parte di prodotto avviata alla trasformazione in succo è stimata invece nell’ordine del 15%, mentre la quota residua è costituita dalle perdite lungo la filiera e dal prodotto ritirato dal mercato allo scopo di stabilizzare l’offerta.

Guardando ai prezzi, la contenuta offerta 2024 ha agevolato le contrattazioni. I prezzi nelle diverse fasi di scambio sono risultati sostenuti e in qualche caso anche più alti rispetto ai livelli, già elevati, del 2023. Come evidenziato nel rapporto, non mancano eccezioni per alcune varietà (come per esempio la Vittoria) e alcune piazze che registrano variazioni negative. Grazie ai listini in forte aumento, si legge nel report di ISMEA, il fatturato delle esportazioni dovrebbe risultare in linea con quello record del 2023, nonostante i flussi di prodotto in uscita dall’Italia sono attesi in contrazione rispetto a quelli degli ultimi anni.

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