25 Ottobre 2024

Quotazioni grano duro

A lanciare l’allarme sul futuro della produzione, le associazioni di categoria che denunciano il continuo calo dei prezzi della materia prima, a fronte dell’aumento del costo dei trasformati

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Tempi difficili per il granaio di Italia, la Puglia, al primo posto tra le regioni italiane per aree coltivate a grano duro con quasi 350mila ettari e una produzione raccolta pari a 688mila tonnellate. Sulle piazze di Bari e Foggia, infatti, come afferma Confagricoltura, le quotazioni del grano duro ‘fino’ all’origine sono crollate del 25-26% da inizio anno e del 14-15% nell’ultimo mese. “Sicuramente questo calo pesa sulle tasche delle nostre imprese, dei nostri imprenditori – ha affermato Beatrice Brizi, direttore Confagricoltura Puglia – I costi sostenuti nell’ultimo anno sono altissimi e rimangono alti, per cui i ricavi non coprono le spese sostenute dai produttori di grano duro. Questo comporta sicuramente un cambio di scelta in quella che è l’organizzazione dell’azienda stessa”.

© Foto: Puglia Verde

Tre gli obiettivi da raggiungere secondo la Confederazione presente al Tavolo sul grano duro convocato al MASAF nei giorni scorsi: valorizzare maggiormente le produzioni nazionali di pasta ottenuta con 100% di grano duro italiano, intensificando anche i controlli sulle produzioni italian sounding; fronteggiare la volatilità dei prezzi puntando ancora di più sui contratti di filiera; riattivare la Commissione Unica Nazionale per il grano duro per aiutare a migliorare la conoscenza dei processi di formazione dei prezzi. “E’ importante avere chiarezza sulla formazione dei prezzi di mercato, anche se per Confagricoltura non è confacente la quotazione che emerge da Granaio Italia – conclude Brizi – perché si sta rivelando più un aggravio burocratico per l’imprenditore agricolo che un aiuto e uno snellimento nel lavoro”.

Sullo slittamento al 2025 dell’istituzione di Granaio d’Italia, il registro telematico delle operazioni di movimentazione dei cereali sul territorio nazionale, anche CIA Puglia. “Un registro anche facile da compilare per le aziende agricole che mira a garantire la tracciabilità e a garantire la sicurezza alimentare – le parole di Giannicola D’Amico, vicepresidente vicario CIA Puglia – Lo slittamento al 2025 nonostante vi fosse stato l’impegno del Governo a farlo partire dal 2023, è una pessima notizia per quello che ci riguarda perché ripeto non garantisce la tracciabilità dei nostri grani, delle nostre farine.

© Foto: Puglia Verde

“Salvare il grano italiano”: lanciata da CIA Puglia una campagna nazionale e una petizione per tutelare la produzione Made in Italy

“Si tratta di una petizione che mira a salvaguardare la sicurezza alimentare e quindi tutti i consumatori di pane, pasta e prodotti da forno, tutti i cittadini. L’obbiettivo prioritario – continua D’Amico – è quello di sostenere questa petizione per dire no all’arrivo dei grani esteri, per intensificare i controlli ai porti e ai confini, perché l’Italia è il primo produttore di grano duro in Europa ma anche il primo importatore. Arrivano grani esteri da paesi quali la Russia, l’Ucraina, la Turchia, il Kazakistan, il Canada. il consumatore è informato della qualità dei grani esteri che si trova nelle paste che si mangia tutti i giorni? – si domanda D’Amico –  Il grano italiano è il grano migliore al mondo, noi dobbiamo sostener il grano italiano per sostenere le imprese agricole italiane ma anche per tutelare la salute di tutti i consumatori”.

A denunciare l’anomalo aumento del prezzo della pasta nell’ultimo anno pari al 18% rispetto a un calo significativo del prezzo del grano duro pagato agli agricoltori, Coldiretti all’indomani della diffusione dei dati Istat sull’inflazione a marzo. Con i ricavi che non coprono i costi sostenuti dalle imprese agricole,  a rischio, secondo l’organizzazione professionale – sono non solo le semine ma anche la sovranità alimentare del Paese.

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